04 dicembre 2005

I salmoni e le vasche

Il Fatto: L’assemblea nazionale dei Riformatori Liberali e la loro perfetta esposizione mediatica.

E’ l’occasione per presentarsi agli elettori della Cdl - afferma Benedetto Della Vedova - e per discutere con i nostri futuri alleati il prossimo programma di governo al quale vogliamo dare il nostro contributo.
Le nostre proposte - interviene Marco Taradash - tenderanno ad un programma che preveda liberalizzazioni e deregolamentazioni. L’Europa ci opprime già troppo con i suoi limiti, non c’è bisogno che il nostro impegno sia attivo nel crearne di nuovi”.
E alla fine la firmataria del comunicato stampa: Barbara Alessandrini, commenta: “una griglia quella liberale, laica, liberista proposta dai riformatori liberali che, almeno ai nastri di partenza, vanta anche un programma concreto e molto chiaro. (image placeholder)
I Commenti degli amici:
1) Galgano Palaferri
Leggo esterrefatto le dichiarazioni "deliranti" di Della Vedova a margine del Convegno di Roma dei c. "salmoni", secondo cui i Riformatori Liberali sarebbero "il motore Liberale della CdL" perchè "oggi è una giornata straordinaria, si può dire che i salmoni hanno iniziato a risalire la corrente. C'è tanta gente che vuole votare CdL ed esser rappresentata da laici liberali e libertari. Noi vogliamo parlare a loro".
Beh, che dire, quella gente, laica, liberale e libertaria è da anni, direi da quel lontano 1994 in cui è nato il Polo diventato  negli anni CdL che si sente rappresentata dalla Destra Liberale dell'On. G: PAGLIUZZI e M. CAPUTI e dal PLI dell' On. S. DE LUCA e R. ALTISSIMO oggi finalmente riunificati sotto un'unica bandiera, quella del PLI Einaudiano di cui siamo interpreti ed eredi.
2) Piero Guerisoli

Caro Galgano,
sono perfettamente d'accordo sul fatto che i "salmoni", siano gli ultimi arrivati, come partito, anche se sappiamo bene che non sono novellini. Mesi fa, al momento dell'annuncio di Della Vedova, circa la sua intenzione di uscire dai radicali, per le prime avvisaglie dell'adesione del suo partito all'Unione, lo contattai per concordare un incontro al quale avrebbero dovuto partecipare anche i Liberali per l'Italia.

Inizialmente della Vedova si dimostrò molto interessato. A quei primi contatti non seguì più niente. Provai a ricontattarlo, senza ottenere alcuna risposta e Mario Caputi, ne è informato.

Detto questo, anche se la presenza mediatica dei Riformatori Liberali, in contrapposizione al silenzio stampa sui Liberali per l'Italia e PLI, ci dia fastidio, non credo che sia una mossa produttiva, soprattutto a livello di immagine, rimarcare ai quattro venti ed in ogni occasione quanto noi liberali siamo divisi (perchè bisogna riconoscere che anche loro sono dei Liberali, e a sentire i loro propositi, anche di quelli veri). Credo che sia più interessante e produttivo proseguire per la nostra via, continuando a fare le cose in cui crediamo, senza escludere che un domani, anche i salmoni (perchè no? ... chi può dirlo) entrino a far parte di una federazione o confederazione o polo o come diavolo si possa chiamare, di liberali.

Intanto evitiamo di rassicurare il nemico, che non è davvero Della Vedova & C., del fatto che i liberali continueranno ad essere divisi e litigiosi. Il fatto di essere motore o ruota di scorta poi non mi infastidisce piu' di tanto, anche le ruote di scorta, in certi momenti sono decisive

Un caro saluto,
Pierino V. Guerisoli
(image placeholder)
Il nostro commento.
I salmoni più prelibati sono solo quelli che  in Canadà o in Norvegia risalgono la corrente. Ma stanno diventando sempre più rari sulle nostre tavole. I salmoni che mangiamo ogni giorno provengono infatti da allevamenti. Se ne stanno per tutta la vita nelle vasche e vengono cibati dagli allevatori con mangime atto a farli ingrassare e farli pesare sempre di più. Questi salmoni hanno una bella carne rosea, sono carnosi e succulenti, li si trova dappertutto. Solo che non hanno gusto, sono tutti uguali, sono molto “grassolenti” ed alquanto difficili da digerirsi.
Noi preferiamo i salmoni che si industriano a risalire la corrente. Senza dubbio. Tutti gli altri li lasciamo a sguazzare nelle loro vasche, pronti ad essere presi all’amo per finire sulla tavola imbandita di chi li paga.

 

13 novembre 2005

Liberal e liberali... ancora?

Il nostro forum nelle ultime settimane è stato oggetto di interessantissimi dibattiti sui liberali e sul futuro delle coalizione e dei partiti (Liberali insieme --->>, un nuovo PLI e rapidamente --->>, Liberali e Liberal --->>, Liberali per la Spezia --->>). Abbiamo pubblicato un dossier approfondito che cercasse di riassumere le varie posizioni (Liberali e liberal, fra l'oggi e il futuro --->>). Oggi riceviamo il contributo dell'amico Bepi che pubblichiamo integralmente, assieme al nostro commento. Avanti, il dibattito continua. (Leggi --->>)

(Bepi Lamedica e commento di Mario Caputi)

31 ottobre 2005

Il miracolo e l'omicidio

Oggi voglio trasmettervi due sole idee forti: il miracolo e l’omicidio. Si, il sovrannaturale da un lato e l’umano dall’altro, i due opposti, la civil tenzone, il diavolo e l’acquasanta.
Iniziamo dall’acquasanta, dal miracolo.
Guardate la sala… come la immaginavate prima di venire? Più piena? Più vuota? Per me siamo proprio tanti. Mai visti tanti liberali tutti assieme a Milano nei tre anni di lavoro sin qui svolti. Il miracolo è aver riunito qui tanti amici, ma oh’ miracolo vero e proprio è che in questa sala siamo tutti i liberali con la “i” alla fine. Chi è venuto oggi, con un logo destra liberale / liberali per l’italia da un lato e un PLI finalmente senza alleanze improbabili con socialisti e laici di ripiego, ha scelto di tenersi ben salda la “i” e di lasciare ogni connotazione liberal a qualcun altro.
PS. Nella sala accanto ci sarebbero altri liberali (e forse qualche liberal). Perché non sono qui, potrebbe domandarsi qualcuno? Perché non hanno capito. Non hanno capito il senso del miracolo: i liberali italiani non possono che andare dove c’è una bandierina, il colore giallo e il simbolo storico. Duecento anni di storia non si barattano per qualche seggio sicuro in Parlamento. Un ideale non si cancella con una conferenza stampa assieme al Presidente del Consiglio.
E del resto noi abbiamo la coscienza a posto. Quest’estate, quando i giornali parlavano di Pannella con i socialisti (un libertario radicale con i socialisti…. Von Mises si rivolterebbe nella tomba, poverino) e di Dalla Vedova che resisteva decidemmo di contattarli per chieder loro un incontro. Non ci hanno mai risposto.

Se siamo qui lo dobbiamo in prima battuta all’iniziativa congiunta di Giuseppe, di Giampaolo, di Gabriele, mia e di Carlo. Ci siamo incontrati e reincontrati, e (specie fra me e GP) dopo i primi “vaf…” iniziali, come in ogni commedia americana che si rispetti, abbiamo deciso, che si alla fine vogliamo proprio provare a fonderci e a divenire una sol cosa. Conoscendomi, e avendo imparato a conoscere gli amici di GP e di Giuseppe, sono arcisicuro che i “vaf... “continueranno alla grande. Ma non temere–Gabriele. Tranquillizzati! Non sono poi “vaf…” seri! Sono le tipiche liti tra fratelli… dopo due minuti saremo ancora assieme a giocare.
Sappiamo tutti che in Lombardia da oggi riparte alla grande la tradizione liberale storica. E che di questo miracolo tutti noi presenti siamo artefici e testimoni, attori e spettatori e lavoreremo tutti assieme perché il miracolo si trasformi in oh miracolo

Bene, ed ora passiamo invece all’omicidio. Si, all’omicidio premeditato.
La premeditazione risale a prima dell’Estate, a quando abbiamo aperto la nostra fabbrica del programma sul sito. E la preparazione dell’omicidio è poi ripartita a Settembre, parallelamente ai gruppi che stanno lavorando sulla proposta programmatica finale.
Questi gruppi di lavoro sono guidati dall’instancabile Giangiorgio. Grazie a lui abbiamo fatti passi da gigante e la nostra proposta di programma è quasi pronta. Ma grazie a lui stiamo anche affilando le armi ai nostri assassini.

Perché parlo di programma e di omicidio allo stesso tempo? Perché il programma mira alla creazione di uno Stato Liberale, e –vedrete presto- realizzare lo Stato veramente liberale è un’impresa improba, difficilissima, che ti fa subito fare un sacco di nemici.

Innanzitutto abbiamo gli avversari politici, quelli che parlano senza dire nulla, fanno un mare di blablabla, riempiono le pagine dei giornali, tirano a campare, si posizionano allo stesso tempo in difesa e in attacco, da terzini e da centravanti. Gli arlecchini di cui questo Paese è pienissimo, i voltaggabana, gli industriali della politica.
Costoro saranno lestissimi a criticare le nostre proposte appena le tireremo fuori, le affosseranno, le giudicheranno troppo teoriche, troppo futuristiche, troppo ingenue, troppo tutto. Salvo poi impararle a memoria, adattarle alla loro realtà, prendere il buono che c’è dentro ogni proposta che si rispetti per poi riproporle come fossero loro e trarne il massimo ritorno per sè stessi.
Noi siamo un popolo la cui scuola ha insegnato a copiare, a barare, a fare i furbi. Sappiamo criticare benissimo, sappiamo affossare gli altri splendidamente, ma abbiamo rinunciato a pensare, a sforzare il nostro cervello a trovare altre strade, ad essere umili al punto di dire: “ohibò –questa è una bella pensata! Complimenti”! Il nostro modello sono i dibattiti televisivi. E non c’è bisogno di aggiungere altro.

Ma ci sono altri tipi di nemici, quelli più seri, quelli più in gamba, quelli cui uno Stato Liberale andrebbe a rompere le uova nel paniere.
Chi sono costoro?

Tanti, troppa gente, impossibile nominarli tutti. Ma possiamo almeno capire da che parte verranno e il motivo del loro omicidio… si, possiamo farlo andando a ripercorrere i punti cardine della nostra proposta di programma che ha uno scopo sopra tutti gli altri: restituire il potere nelle mani dei cittadini. E’ questa la forza dello Stato liberale. Ed è questa la grande attualità del nostro messaggio liberale: restituire il potere nelle mani dei cittadini.

Restituire il potere nelle mani dei cittadini vuol dire separare e controllare veramente i poteri dello Stato e far di tutto affinché il cittadino divenga l’unico artefice della sua fortuna (faber est suae quisquae fortunae… come al tempo dei romani).

Ed allora, scusandomi per l’ovvia sinteticità elenco di seguito alcune delle proposte più truculente che servono a realizzare il primo Stato Liberale Italiano.
  1. Per realizzare pienamente lo Stato Liberale occorre un cambiamento radicale della Carta Costituzionale, il cui articolo 1 dovrà fondarsi sui principi di libertà, vita, lavoro, proprietà privata, meritocrazia e legalità. Ciò basta a rendere incostituzionale ogni proposta di tassazione delle rendite e dei BOT ed ogni mancato pagamento del canone di locazione.

  2. Lo Stato Liberale parte da una tabula rasa. Avrà un’organizzazione statale completamente nuova, ridotti costi di gestione, una migliore efficienza operativa e abolirà i poteri di tutta quella massa di burocrati ed amministratori locali. Ed imporrà anche l’abolizione di tutte le leggi esistenti nonché la riscrittura di testi unici con riduzione del numero degli articoli e semplificazione del linguaggio giuridico e delle procedure.

  3. Lo Stato Liberale non è ne repubblicano né monarchico. Per definire il suo capo, eletto a suffragio universale dai cittadini, siamo tornati indietro all’epoca storica quando l’Italia era il faro del mondo: e per noi si chiamerà Caesar. Il Caesar sceglie i suoi ministri ed assieme fanno le leggi.

  4. Il Caesar è controllato dai rappresentanti del popolo costituiti in un Senatus (di massimo 100 persone) che approva o boccia le leggi, ma non ha potere legislativo. In caso di conflitto tra Caesar e Senatus, i cittadini sono chiamati al voto (elettronico) per rieleggerli e/o decidere sulla questione. Quindi niente partiti, mediazioni, accordi sottobanco, voti segreti ma spiati, voltafaccia, etc.

  5. Il potere esecutivo è demandato al Direttore Generale dei singoli Ministeri. Sono loro ad essere (già) pagati per mettere in pratica quanto viene legiferato e deciso dai ministri e dal Caesar. E il loro operato verrà controllato dallo stesso Ministro di competenza, attraverso una struttura indipendente. Quindi niente furti, bustarelle, fatture false o gonfiate alle spalle di chi paga.

  6. Il potere giudiziario è della Magistratura. I cittadini eleggono il presidente del Tribunale regionale, che poi sceglie i suoi collaboratori e resta in carica per 4 anni. La Magistratura è controllata da un organo sovrano (CCS) composta da cittadini eletti ogni 2 anni. Quindi niente politicizzazione dei magistrati, o indagini più veloci ed indagini più lente. I magistrati risponderanno direttamente del loro operato a chi li ha eletti e li ha scelti. A fronte di giudizi ridicoli, o lenti o falsati tornano a casa, senza più arte né parte.

  7. Lo Stato Liberale avrà meno Regioni delle attuali e le accorperà per tradizione storico-culturale. Alle Regioni è riservato un potere legislativo limitato ad alcune materie. Non esisteranno più Province, Città metropolitane, ed enti territoriali minori. I Comuni avranno solo poteri amministrativi. Le grandi città potranno accorpare amministrativamente quelle più piccole. Quindi niente più eserciti di occupazione territoriale fatto da amministratori, consiglieri, consulenti, portaborse, uscieri etc.

  8. Lo Stato Liberale è contro ogni forma di monopolio e di concentrazione economica e tende alla realizzazione di una vera economia di mercato favorendo la competizione e riducendo ogni sorta di barriera o di tariffe. La politica economica dello Stato Liberale deve favorire e difendere la produzione italiana nella competizione internazionale. Quindi grande attenzione alle PMI, al grado di produzione realizzato veramente in Italia e agli incentivi per creare valore nella nostra penisola.

  9. Lo Stato Liberale è per la flessibilizzazione e liberalizzazione completa del mercato del lavoro. Ciò impone la riforma completa del rapporto di lavoro sia privato che pubblico e la fine del mito del posto fisso. Quindi grande libertà a tutte le aziende di assumere e licenziare in funzione delle loro esigenze (problemi economici, incapacità, pigrizia, etc). E quindi anche grandi opportunità per i bravi, i meritevoli, i flessibili, i creativi di fronte allo spuntare continuo di nuove offerte di lavoro da un mercato finalmente libero. Ma servono chiaramente ammortizzatori sociali: lo Stato Liberale non ha nulla in contrario alla creazione di un Ente Statale dei Disoccupati. Almeno si fa chiarezza e si aboliscono le scuse, i lavori di facciata, i permessi annuali, i due/tre lavori sottobanco.

  10. Lo Stato Liberale prevede l’abolizione di tutti gli albi e ordini professionali e altre categorie protette, ivi compresi quelli dei giornalisti e dei magistrati. Si quindi ai controlli ex-post (idoneità, capacità, sicurezza, igiene, etc) ma piena libertà a tutti quanti di investire su sé stessi e nell’attività che si intende perseguire.

  11. La politica fiscale dello Stato Liberale si declina con:
  • una decisa riduzione del carico fiscale per imprese e persone fisiche,

  • l’ abolizione del sostituto di imposta  e di tutti i prelievi automatici,

  • la lotta all’evasione fiscale tramite la deducibilità dei costi sostenuti per la produzione del proprio reddito

  • l’obbligo del pareggio di bilancio di Regioni ed Enti pubblici, attraverso l’allineamento della spesa pubblica alle entrate realizzate,
  1. Lo Stato Liberale vuole la liberalizzazione del percorso individuale di studio, premia la meritocrazia e riconosce la qualità dell’insegnamento attraverso selezione del corpo docente e adeguamento del sistema premiante.

  2. Lo Stato Liberale abolisce i concorsi universitari per permettere la libera scelta dei professori da parte delle singole università ed impone l’auto-finanziamento delle università e la più libera scelta di alleanze internazionali.

  3. La difesa personale e del patrimonio è un diritto fondamentale del cittadino dello Stato Liberale che si impegna ad estendere il principio di legittima difesa verso specifiche fattispecie (furti in abitazioni e/o attività commerciali, stupri, atti vandalici, etc) e difende la certezza della pena definendo inammissibili le riduzione dei permessi, o amnistie e indulti.

  4. Lo Stato Liberale crede nel ruolo delle Forze Armate e quindi è per un continuo reclutamento e formazione professionale ai massimi livelli così come ad un continuo ammodernamento ed investimento negli armamenti.

  5. Lo Stato Liberale pone grande attenzione ad uno sviluppo economico-industriale compatibile con l’eco-sistema. I parametri di salubrità dei prodotti alimentari previsti dallo Stato liberale dovranno essere applicati anche ai prodotti di importazione.

  6. Lo Stato Liberale impone la logica del bello nell’ambiente  e nelle città e vuole la salvaguardia delle armonie (di forma, colore, struttura) nella costruzione e manutenzione degli immobili e dei giardini e parchi.

  7. Lo Stato liberale è un Paese dove è garantita la libertà di stampa e di espressione purché tale libertà non violi la vita privata dei cittadini e la segretezza delle indagini giudiziarie.

  8. Lo Stato Liberale ha il dovere di porre in primo piano la salute dei cittadini e prevede di organizzare e gestire direttamente dei centri di eccellenza per la cura e la ricerca, distribuiti in modo proporzionale agli abitanti, su tutto il territorio nazionale.

Mi fermo qui.
L’avvento dello Stato Liberale affranca il cittadino italiano dalle pastoie e dai freni nei quali è vissuto finora. E’ ovvio che questo non potrà avvenire in modo indolore ed è per questo che –forse- richiederà lacrime e  sangue.
Ma abbiamo di fronte a noi il disordine e l’inciviltà raggiunti dalla nostra società, in un circolo sempre più vizioso e sempre più rapido. Guardando gli occhi di mia figlia non posso star fermo ad aspettare Godot. Ho da tempo deciso di rimboccarmi le maniche sapendo di rischiare l’omicidio.  Ma lo Stato Liberale è l’Italia che voglio lasciare in eredità alla mia piccola.
Grazie a tutti!

24 ottobre 2005

Uguaglianza e Libertà... ma ci faccia il piacere

E' tornato Santoro in televisione grazie al supermolleggiato Permaflex. E giù critiche mediatiche da destra ed apprezzamenti mediatici da sinistra. E giù anatemi, vituperi, lodi sperticate, lauree honoris causa.


Ad un certo punto del suo intervento, Santoro dice: viva l'eguaglianza, viva la libertà.


A parte l'uso improprio del copyright della rivoluzione francese, nessuno, fra i tanti commenti al suo ritorno televisivo, ha commentato la frase.


Ed invece noi l'abbiamo notata, la commentiamo qui sotto ma soprattutto vorremmo segnalarla ad un neurologo in quanto chiaro sintomo di disordine mentale.


Signor Santoro, noi non vogliamo giudicare i suoi trascorsi, le sue trasmissioni, le sue invettive e le sue polemiche. Noi vogliamo solo dire che lei sbaglia a collegare uguaglianza e libertà. I due concetti, -ci scusi il nozionismo- sono antitetici.


O si è per l'uguaglianza o per la libertà. O ci si adopera per limare ogni differenza, ridurre ogni divario, accorciare ogni distanza oppure si lavora per permettere ai più bravi di correre di più, ai migliori di avere più riscontri delle loro qualità, ai diversi di veder riconosciuta la loro diversità. Parlare di eguaglianza e di libertà è un controsenso. E' un insulto alla logica della gente che pensa. E' un sintomo negativo della cultura dominante e politically correct che lei propaga dalla TV di Stato (e quindi pagandola con i nostri soldi).


Una società che fa della libertà la sua filosofia dominante cercherà di offrire ai suoi cittadini pari opportunità di partenza (e quindi uguali opportunità) ma poi premierà il merito, le differenze, le diversità insite nell'animo umano.


E cosa farà invece la sua società, Signor Santoro? In che modo potrà premiare uguaglianza e libertà? Cosa varrà di più? Cosa farà premio sulle scelte sociali?


Ma ci faccia il piacere. Per favore. La prossima volta attacchi pure chi vuole, ma lasci perdere la filosofia. Non è il suo forte.

15 ottobre 2005

Un miracolo a Milano: i liberali uniti

Il miracolo di Milano sta per realizzarsi: tutti i liberali con la “i” finale si riuniscono per discutere amichevolmente su come cambiare l’Italia.
Perché il miracolo?

Perché da un lato il PL con la I di Deluca rinuncia alle alleanze improbabili con socialisti e repubblicani (era una delle nostre condizioni disattese al congresso di Dicembre… leggi l’articolo pubblicato allora --->>).
E dall’altro noi di DL/LpI facciamo un passo indietro e uniamo il nostro gruppo (e la nostra verginità politica) con un nome storico, anzi con uno dei loghi storici della vita politica italiana… con il Partito che sino agli inizi degli anni Ottanta era il simbolo della gente perbene italiana.

L’inflazione del termine “liberale” in Italia ha raggiunto livelli parossistici. Tutti si professano liberali. Passi per la Sinistra Liberale di Zanone & Co…. Loro qualche diritto forse ce l’hanno ancora. Ma quando sentiamo il termine “liberale” nella bocca di socialisti (Bobo Craxi), di democristiani (Casini, che addirittura parla di destra liberale), di Fassino, di Sgarbi (sic!), di Berlusconi (ma quale partito liberale di massa, signor Presidente!), beh, allora ci viene la pelle d’oca e ci arrabbiamo.

E ci viene voglia di chiedere a tutti costoro: “ci dite per favore qualcosa di liberale?” Qual è il vostro ideale di liberalismo? Cosa avete fatto sinora nella maggioranza (Craxi), alla Presidenza della Camera (Casini), all’opposizione (Fassino), al Maurizio Costanzo show (Sgarbi), al Governo (Berlusconi) per ridurre il peso della burocrazia, per diminuire il peso e l’invadenza dello Stato, per restituire il potere ai cittadini, per aumentare la meritocrazia e la concorrenza in Italia?

A queste domande la nostra risposta è un foglio bianco, penosamente bianco, con sopra scritta una sola parola: “bufale”.

Si. Sinora tutti coloro che si sono professati liberali hanno utilizzato questo nome glorioso come un mero termine di marketing. Forse nessuno sa esattamente cosa voglia dire essere liberali. Ma il termine è trendy, fa tendenza, è chic! E giù allora con definizioni creative quali socialismo liberale, sinistra liberale, riformatori liberali, etc etc.
Se il trend è lì… allora via! Come tante mosche al miele!

Bene, se miracolo deve essere, allora sia! Il 22 Ottobre al Palazzo delle Stelline di Milano molti liberali si riuniscono per presentare il loro programma di Stato Liberale. Noi diremo che cosa vuol dire essere liberali oggi. Senza slogan, senza appropriazioni indebite, senza timore di sondaggi e quote di mercato. Diremo con coraggio che volere il vero liberalismo in Italia vuol dire fare una vera e propria rivoluzione. Dove si vanno ad intaccare tutti i potentati costituiti per realizzare un semplice obiettivo: rimettere il cittadino italiano, veramente, al centro della gestione della sua res publica.

Tutto il resto, tutte le altre definizioni che sentiremo in questa campagna elettorale infinita, permettetemelo, sono solo meri espedienti di marketing… e nient’altro.

07 ottobre 2005

Made in Italy

Sul sito http://www.liberaliperlitalia.it/ abbiamo dedicato una rubrica al "made in Italy" e scritto un articolo due anni fa che senza falsa modestia è stato profetico... la FIAT sta ritornando a fare auto degne dello stile e del gusto italiano.

Ed ora, a 2 anni di distanza, il nostro Presidente Ciampi fa un uscita pubblica invitando a comprare italiano.

Ci trova perfettamente d'accordo. E' vero che il liberalismo predica il libero scambio, la libertà del mercato, la competizione perfetta, la scelta dei consumatori-elettori (von Mises). Ma è vero anche che i liberali non sono scemi. Noi sappiamo bene che lo Stato più liberale del mondo (gli USA) sono diventati quel che sono con una politica protezionistica a difesa della loro industria. Gli USA hanno sempre imposto dazi per i loro settori industriali malati. Hanno sempre bloccato importazioni pericolose per la loro economia e la loro industria introducendo una legislazione "ad personam". Ed ora sono per la globalizzazione... visto che le loro aziende e i loro capitali ormai possono comprare tutto quel che vogliono.

Questo non è libero mercato, non è competizione, non è liberalismo. Ed allora noi liberali dobbiamo difenderci. Dobbiamo lottare per il made in Italy. Dobbiamo imporre dazi morali contro chi NON compra italiano.

E dobbiamo indignarci se la Polizia Italiana o i nostri rappresentanti politici continuano a comprare auto straniere. E se nei ristoranti italiani si bevono vini californiani. E se i supermercati italiani pongono nei posti più strategici prodotti d'oltralpe. Così come dobbiamo indignarci se i nostri produttori agricoli lasciano cadere i frutti per terra anzichè raccoglierli (succede in Basilicata) perché costa di più... mentre la frutta che mangiamo viene dal Kenia o da altre località altrettanto esotiche.

Il made in Italy va difeso da ogni cittadino che ha la carta d'identità italiana. Senza dazi o balzelli antiliberali ma per un semplice, fortissimo, esemplare motivo: l'amore per la nostra Patria.

Ed è per questo che vogliamo dire grazie al Presidente Ciampi.


NOTIZIA REUTERS
Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, intervenuto ad Aosta in occasione dell'incontro istituzionale con le autorità locali, ha esortato gli italiani a sostenere il Made-in-Italy per dare impulso alla ripresa dell'economia italiana.


"Quando compriamo un prodotto italiano, diamo impulso alle attività delle nostre imprese", ha detto il presidente rivolgendosi agli amministratori della città piemontese in un discorso riportato sul sito del Quirinale.


"Le imprese e le famiglie, per l'incertezza del futuro, sono trattenute dall'investire e dallo spendere", ha precisato il capo dello Stato. Per questo, ha aggiunto, l'Italia deve intervenire infondendo fiducia e gli italiani devono rispondere comprando i prodotti locali e così facendo aiutando le imprese locali.


Ciampi ritiene inoltre che per l'economia italiana la ripresa sia possibile. "Ce la possiamo fare - ha detto ad Aosta. "Non siamo condannati a registrare statistiche negative. Anche dai più recenti dati dell'Istat sulla produzione qualcosa sembra muoversi nella giusta direzione".


Il capo dello Stato dice di aver intravisto "segnali di risveglio, di voglia di riscatto, di idee imprenditoriali nuove". Segnali di ripresa anche nelle esportazioni, "che presentano (però) tuttora una serie di difficoltà in alcuni settori", ha aggiunto il presidente della repubblica.


Le aziende hanno rinnovato i prodotti anche nell'ultimo anno, un "anno difficile", ha ribadito Ciampi. "Il problema maggiore resta la domanda interna stagnante, sia i consumi, sia gli investimenti".

03 ottobre 2005

Sogni e Realtà... i parcheggi sotto gli alberi

Il 23 Settembre il Comitato di Piazza Aspromonte ha organizzato una Festa nella Piazza e per i cittadini. Il Consiglio di Zona 3 la ha co-finanziata cercando anche di trarne un ritorno politico (il suo Presidente Viola non ha avuto fatica a salire sul palco per "salutare" i cittadini) con un'incredibile voltafaccia, visto che nel frattempo ha dato parere favorevole ad altri parcheggi sotto gli alberi (piazza Gobetti, via Bazzini, piazza Durante).
Questo ha originato un interessantissimo dibattito nel forum del comitato al quale -ovviamente- abbiamo partecipato anche noi.
Di seguito riportiamo tre degli ultimi interventi... soprattutto per ribadire che deve esserci un modo per fare politica e far realmente gli interessi dei cittadini!

1. MARINA BOZZA: LA MIA PERCEZIONE DELLA FESTA
Sabato 24 Settembre ore 15:30.Cominciano a comparire i primi bambini, un po' spauriti, un po' attratti daicolori del campo da basket. Nel giro di 10 minuti si avvicinano ai pagliaccitruccatori. Mi volto, dopo un po' sono già un bel capannello....il truccopiace sempre ai bambini. I pagliacci finiranno il loro lavoro coi crampialla mano, tre ore dopo. Comincia la favola animata, si sciolgono le riserve...i più piccoli sono ancora intimiditi, i più grandi seguono l'animatrice.Sono ai tavoli, nel frattempo arriva tanta gente, spesso l'amico dell'amico,a portare torte, pizzette, bibite...mamma mia quanta roba, in quanti hanno"spignattato" per darci una mano ! I bambini giocano. Mi volto di nuovo evedo delle bellissime onde colorate di cartapesta. Uno spettacolo, quantisaranno questi bambini ??? Tutti assieme seguono la favola sugli alberi .Poi cominciano a disegnare sui rotoloni. Quanti sono ... che bei disegni ,nessuno riesce a staccarli dai loro pasticci ! Li guardo i bambini dellapiazza. Sono tutti bellissimi, hanno tanta voglia di divertirsi, e anch'iofinalmente mi sento felice...in cuor mio penso che la piazza sia loro ed èper loro che deve rimanere così . Comincia la merenda. Un assalto ! C'è chilascia qualcosa, chi nulla. Non importa. Non è un obbligo. E' una giornatadi festa per tutti, anche per chi non vuole tirare fuori un centesimo.Comincia la musica, i balli. Ci aspettavamo i ballerini della "terza età..."ma in pochi si lanciano nelle danze. Al contrario, i bambini si scatenanocome matti ! Una guardia ecologica racconta gli alberi della piazza, anche ibambini la seguono, chissà se si ricorderanno qualcosa.... Poi la tantagente che viene da noi e ci ringrazia, gente che incroci per strada e chefinalmente ha il coraggio di chiedere, di capire.... La sera comincia ilsecondo round. Per l'aperitivo arrivano i rinforzi. Che dire delle ottopizze, finite in due minuti ? della torta salata della trattoria greca, ditutti gli esercenti che ci hanno dato una mano senza chiedere nulla incambio! La sera un concerto bellissimo. Neanche l'acustica è male, pensavopeggio ! Sembra una sera d'estate. Francesco porta il caffè in piazza, sulvassoio, con il servizio della festa! E' il tocco finale. Sto veramente benePenso, forse siamo davvero molto fortunati.Per me i ricordi di Sabato sono questi.Non i discorsi istituzionali, non le polemiche su di chi è la festa, non leaccuse di servilismo, non le ripicche. Per me Sabato è stato il momento perfesteggiare qualcosa di unico. Piazza Aspromonte che resta quello che è, enon diventa un parcheggio. Che dite non è forse abbastanza ???

2. ADOREO: UNA NOTIZIA
VENERDI’ 30 SETTEMBRE 2005, ORE 18.30, presso la sede del Consiglio di Zona 3, via Sansovino, 9è convocato unCONSIGLIO DI ZONA MONOTEMATICO con O.d.G.:PARCHEGGI SOTTERRANEI DI VIA BENEDETTO MARCELLO E RELATIVE SISTEMAZIONI DI SUPERFICIEIl Consiglio è aperto alla partecipazione di tutti i cittadini. PARTECIPATE NUMEROSI per fare sentire la vostra voce, prima che vengano adottate decisioni sbagliate, contrarie alle promesse fatte e dannose per la vivibilità del quartiere.COSA CI AVEVANO PROMESSO...La costruzione dei parcheggi sotterranei in Via Benedetto Marcello è stata accolta positivamente dai residenti e dal Consiglio di Zona 3 anche (e soprattutto) perché accompagnata da una promessa di riqualificazione dell’area, secondo quanto prescritto dal vincolo ambientale cui è sottoposta, che la vuole a verde con quattro (o sei) filari alberati, gemella di Via Morgagni....E COSA AVREMO.Ma, a lavori ormai ultimati, il 19 aprile 2005, il Settore Strade, Parcheggi e Segnaletica del Comune di Milano chiede una “necessaria modifica del soprassuolo, al fine di poterlo rendere utilizzabile dai mezzi e dalle bancarelle degli ambulanti” del mercato bisettimanale e “ritiene corretto” riposizionare solo “due dei quattro filari alberati previsti” e la “sostituzione delle pavimentazioni in calcestre/ghiaietto con pavimentazioni carrabili in pietra”.

3. MARIO CAPUTI: SOGNI E REALTA'

Rispondo al messaggio di Adoreo e a quello di Marina.Sarebbe bellissimo il mondo descritto da Marina, l'idillio difamiglie in festa, e di bambini che si rincorrono, e di picnicsull'erba, e di giochi all'aria aperta. Sarebbe ciò che tutti icittadini perbene potrebbero augurarsi. Un sogno ad occhi aperti.Poi però ci si risveglia con le riunioni del CdZ, con i cambiamentiin corso d'opera, con i consigli monotematici, con le promesse nonmantenute, con le "hidden agendas" (priorità nascoste), con gliobiettivi di business, con le consorterie, con gli assalti alladiligenza, con lo scempio dell'Italia.A me dispiace sinceramente star qui a spendere il tempo di tutti noicon precisazioni, contro-precisazioni, puntualizzazioni, contro-puntializzazioni (che alcuni chiamano molto piùsemplicemente "polemiche"). Non sono un tipo polemico, non sonoun "sobillatore di cittadini" (parole dettemi personalmente dalnostro emerito presidente Viola). Non mi paga nessuno per farmivenire il mal di fegato e per farlo venire a tutti voi.Ma non sono un sognatore. Non ho mandato il mio cervelloall'ammasso. Non credo sia possibile vivere alcun idillio e alcunsogno quando giornalmente so dell'esistenza dell' "homo hominislupus" (= uomo, lupo dell'uomo).C'è chi fra di noi dice di non mostrare le "divergenze" all'internodel comitato (e di usare altri indirizzi) "perché da questoindirizzo ci leggono tutti".NON SONO D'ACCORDO. NON HO ALCUNA VOGLIA DI NASCONDERE IL
MIO DISSENSO!Signor Viola, vada ad organizzare la stessa festa, pagandola con inostri soldi, a Piazza Gobetti. Mostri il suo coraggio. Dica aicittadini di Piazza Gobetti perchè vuole distruggere i loro alberi,e perché non si adopera per una soluzione alternativa.E dica ai suoi colleghi degli altri CdZ di Milano di organizzare lestesse feste al Bosco di Gioia, a piazzale Libia, a piazzaleAccursio. Salga assieme ai suoi colleghi sui palchi di fronte aicittadini, spieghi loro il senso delle vostre decisioni sballate,riempiteli di parole!Ma sappiate che noi sappiamo. Sogniamo come Marina ed Enrico masappiamo. E parliamo. E non vi daremo tregua. Perchè l'italietta cheabbiamo di fronte ogni tanto si ribella. E lei, signor Viola, lo havisto di persona... mentre i nostri cuori erano in pieno fervore edil suo cellulare squillava...
Cordiali saluti a tutti.

14 settembre 2005

Perché non può esistere un socialismo liberale

Ormai è ufficiale, Partito Radicale e SdI (e presumibilmente anche il nuovo PSI) si alleano per formare un movimento socialista, laico, radicale e liberale. Addirittura Bobo Craxi parla di socialismo liberale.

Noi questo lo chiamiamo disordine mentale. Socialismo e Liberalismo sono due cose antitetiche. Impossibili da mettersi assieme. Ma incredibilmente pur di tenere i piedi in due scarpe si tenta questo assurdo matrimonio ideologico pur di raggranellare dei voti in più da gente che non sa.

Siamo andati a spulciare nella letteratura liberale ed abbiamo trovato quel che Ludwig von Mises ha scritto su liberalesimo e socialismo. Leggete sotto… ne vedrete delle belle, con buona pace degli arlecchini di casa nostra.


1. Definizioni
Liberalismo e socialismo concordano nei fini supremi e ultimi, ma si differenziano nel fatto che, per raggiungere gli stessi fini, il liberalismo individua il mezzo più adatto nella proprietà privata dei mezzi di produzione, mentre il socialismo lo individua nella proprietà collettiva.

Per cui non c'è alcuna differenza economica tra il socialismo e il comunismo. Entrambi i termini, socialismo e comunismo denotano lo stesso sistema di organizzazione economica della società, cioè il controllo pubblico di tutti i mezzi di produzione, distinto dal controllo privato, vale a dire capitalistico. I due termini, socialismo e comunismo, sono sinonimi.

La differenza essenziale tra la produzione liberale e quella socialista consiste nel fatto che nella prima gli uomini provvedono a se stessi, mentre nella seconda è il sistema che provvede loro. II socialismo vuol dare da mangiare, da vivere e da vestirsi all'umanità. Ma gli uomini preferiscono mangiare, vivere vestirsi e cercare la felicità a modo loro.

La questione è di sapere quale dei due sistemi, liberalismo o socialismo, garantisca una più alta produttività degli sforzi umani, per migliorare il tenore di vita della gente.

2. Il valore sociale del Liberalismo
Il liberalismo assegna allo Stato il compito di proteggere la vita, la salute, la libertà e la proprietà dei suoi cittadini contro l'aggressione violenta o fraudolenta.

La politica del liberalismo è la politica del bene comune, la politica del sottomettere gli interessi particolari al benessere generale - un processo che richiede dall'individuo non la rinuncia ai propri interessi ma la percezione dell'armonia di tutti gli interessi individuali per far migliorare le condizioni di vita di tutti. Non vi sono, quindi, individui o gruppi i cui interessi sarebbero, in ultima analisi, meglio tutelati dal socialismo che non a una società basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione.

E in questa ascesa della moltitudine che consiste il radicale cambiamento sociale provocato dalla "rivoluzione industriale liberale". Quelle masse dominate che in tutte le precedenti età della storia davano vita a greggi di schiavi e servi, di poveri e mendicanti, sono oggi il pubblico acquirente, il cui favore viene sollecitato dagli uomini d'affari. Esse sono i clienti che hanno "sempre ragione", coloro che hanno il potere di rendere poveri i fornitori ricchi e ricchi i fornitori poveri.
Nel tessuto dell'economia di mercato, quando esso non è sabotato dalle panacee di governi e di politici, non vi sono signori “nobiluomini di campagna che tengono sottomesso il popolo; questi non riscuotono tributi e imposte, e non banchettano gaiamente sulle spalle di contadini che devono accontentarsi delle briciole”. Il sistema basato sul profitto rende prosperi quegli uomini che riescono a soddisfare, nel modo migliore possibile e più a buon mercato, i bisogni della gente. La ricchezza può essere accresciuta solo servendo i consumatori. I capitalisti perdono il loro capitale, non appena mancano di investirlo in quei rami che soddisfano meglio le richieste del pubblico. In un plebiscito ripetuto ogni giorno, in cui ogni soldo dà diritto al voto, i consumatori decidono chi deve possedere e gestire le fabbriche, i negozi e le fattorie.
E’ il consumatore che fa diventare i poveri ricchi e i ricchi poveri. E il consumatore che fissa le retribuzioni di una star del cinema o di un cantante lirico a un livello più alto di quello di un saldatore o di un ragioniere .

Il liberalismo si è opposto a qualsiasi cosa avesse il carattere di garanzie immutabili e ha cercato di ridurre al minimo il numero degli impiegati pubblici. I pubblici ufficiali, quando corrotti, violano le leggi e sono perfettamente consapevoli di danneggiare il bene collettivo. E, poiché poco a poco si abituano a violare le leggi penali e le norme morali, finiscono per perdere interamente la facoltà di distinguere tra il giusto e l'ingiusto, tra il bene e il male. Se non si può produrre o vendere una merce senza infrangere questo o quel regolamento, si finisce per pensare che in fondo peccare contro la legge e la morale faccia "purtroppo parte della vita" e perdere quei "teorici" che vorrebbero che le cose andassero diversamente.


3. Il fallimento del Socialismo
L'impraticabilità del socialismo è la conseguenza di ragioni di ordine intellettuale e non morale. Il socialismo non può raggiungere il suo scopo perché in una società socialista il calcolo economico è impossibile.
Il socialismo non è fallito per resistenze ideologiche, perché anzi l'ideologia dominante è ancora oggi quella socialista. E fallito perché irrealizzabile. Ogni passo che ci allontana dal sistema sociale della proprietà privata dei mezzi di produzione riduce la produttività e quindi provoca miseria e indigenza.
Il socialismo non è quel che pretende di essere. Non è la scelta avanzata di un mondo migliore e più bello, ma il distruttore di quel che migliaia di anni di civiltà hanno creato. Esso, non costruisce; distrugge.

In un paese socialista i gruppi di pressione mirano ad assicurare ai loro membri privilegi a spese dei gruppi e degli individui più deboli. L'esistenza della corruzione è un fenomeno concomitante inevitabile dell'interventismo statale.

La politica socialista fornisce a migliaia e migliaia di individui lavori sicuri, tranquilli, e non troppo faticosi, a spese del resto della società. Ogni nazionalizzazione o creazione di un’ impresa municipale o statale lega interessi privati al movimento contro la proprietà privata. Il socialismo e il distruttivismo odierni trovano i loro più forti sostenitori nei milioni di persone per le quali un ritorno a una economia più libera sarebbe, nel corto come nel lungo periodo, dannosa ai loro propri interessi particolari.

4. L’arlecchinismo italiano
Per proteggere l'ideale socialista dagli effetti devastanti di tale critica, sono stati fatti di recente alcuni tentativi per migliorare la definizione comune del concetto di "socialismo".
La mia definizione di socialismo, quale politica rivolta alla realizzazione di una società nella quale i mezzi di produzione siano socializzati, è in accordo con tutto ciò che gli scienziati hanno scritto sul tema. Affermo quindi che occorre essere storicamente ciechi per non accorgersi che negli ultimi cento anni il socialismo ha rappresentato solamente questo, e nient'altro; e che è in questo senso che il grande movimento socialista è stato ed è socialista.
Non è tuttavia il caso di litigare sulla definizione! Se a qualcuno piace chiamare socialista un ideale che conserva la proprietà privata dei mezzi di produzione, libero di farlo! Un uomo è libero di chiamare cane un gatto e sole la luna, se gli fa piacere. Bisogna però dire che il capovolgimento della terminologia abitualmente usata, che tutti capiscono, non porta alcun vantaggio e crea solamente malintesi.

MORALE FINALE DA LEGGERE A VOCE ALTA A PANNELLA E SOCI
Il socialismo non è la prosecuzione del liberalismo: è il suo nemico. Non è consentito inventarsi un intimo nesso tra liberalismo e socialdemocrazia per il semplice fatto che si è contrari all'una e all'altro.

07 settembre 2005

Ripartiamo (2005)

Ecco quel che abbiamo visto durante le ferie di Agosto 2005, dalle intercettazioni telefoniche al “nuovo Centro”, passando da Londra a Lampedusa (vedi 2004), dal calcio ad un ennesimo libercolo di Dan Brown…

Cosa abbiamo visto in questo mese agostano?
1. Un uomo che parla al telefono assieme a tanti altri uomini diventati ricchi grazie al mattone. E tutti a lamentarsi di aver avuto i loro telefonini sotto controllo e di essere stati intercettati…e di non avere privacy, e di essere stati esposti al pubblico ludibrio dei media e dei giornali. Poverini… parlavano ovviamente di Santa Teresa di Calcutta e degli orfanotrofi africani… mica di favoritismi e regole aggirate.
PS. Nel 2004 avevamo già scritto su questo uomo che getta discredito su tutti noi. Lui è ancora lì sempre più debole attaccato al suo scranno. Noi qui, sempre più convinti di avere ragione. Leggere per credere.

2. L’unico “uomo politico” italiano apprezzato e stimato all’estero che fa sua la nostra stessa proposta: “né a destra né a sinistra ma con un nuovo polo” (lui lo chiama di centro, per differenziarlo forse?) e tutti i politici nostrani a criticare la proposta e a minimizzarne gli impatti. E come potrebbero, costoro, fare altrimenti? Come potrebbero dare ragione a chi li invita così direttamente a farsi da parte per manifesta incapacità (noi diremmo per “manifesta immoralità”)? Beh, noi siamo pronti ad appoggiare qualunque nuovo polo che faccia sua la rivoluzione liberale, l’unica ricetta per quest’Italia bloccata e decadente.

3. L’uomo simbolo del Regno Unito annunciare con voce tremante ma con volontà ferrea che le regole del gioco sono cambiate per tutti coloro che vogliano vivere in Gran Bretagna e sperimentare sulla propria pelle la “potenza” di una società liberale, ancorata ai valori della tradizione e sempre coraggiosamente protesa a reinventarsi per il progresso sociale e civile. Grazie a lui sappiamo che è possibile impedire che si farnetichi contro l’Occidente in moschee pagate con i soldi di tutti, che si continui ad utilizzare una lingua straniera al posto della lingua del business mondiale, e che si viva in subcomunità e sub-culture preferendo l’isolamento all’integrazione.

4. I soliti barconi di clandestini a Lampedusa come a segnalare ancora più nettamente la differenza tra Italia e Regno Unito, mentre Oriana Fallaci ribadisce quel che molti pensano ed una cittadina italiana viene violentata per giorni da un branco di 6 cialtroni di cui 5 avrebbero dovuto essere espulsi. Chi paga per questa omissione di atti d’ufficio? Chi guadagna dal business degli sbarchi e delle espulsioni fasulle?

5. Il nuovo stupidissimo libro di Dan Brown, che inizia in maniera accattivante e termina con un finale psichedelico al cui confronto John Wayne impallidisce, che ci fa seriamente dubitare sulla sanità mentale del summentovato e soprattutto (ecco perché lo riportiamo in questo articolo) di nuovo getta discrediti, dubbi e pensieri malevoli sull’unica istituzione mondiale (globale?) ancorata a Roma e molto critica verso una certa filosofia di vita proveniente da oltreatlantico. Cui prodest? A chi giova distruggere l'unico potere mondiale che resiste da duemila anni e che, piaccia o no, parla ancora latino e siede ancora al di qua dell'Atlantico, a Roma, nella Caput Mundi?

6. E poi le solite cose:
  • i soliti inciuci del calcio (Stavolta è il Genoa. Scommesse si o no? Intercettazioni reali o fasulle? Giudici addormentati o scrupolosi?). Rinnoviamo allora la stessa proposta al signor Carraro: rimanga lì ancora un altro anno, per farci capire cosa altro sarà possibile vedere. La mia immaginazione è ferma.

  • I centristi di destra che gettano sponde a sinistra per non restare coinvolti nella disfatta del berlusconismo dichiarandosi fedeli ma chiedendo un forte segno di rottura (senza dire quale….in pieno stile arlecchinesco di un piede in due scarpe)
Potremmo continuare con l'elenco degli avvenimenti estivi (la TV che sceglie Pupo, il caro-vacanze, gli incidenti stradali, i soliti incendi e distruzioni di pinete,…), ma non vogliamo tediarvi oltre. Chiederei a voi di farlo se ho dimenticato qualcosa di importante scrivendomi una mail o usando il forum. Noi ripartiamo. Gli obiettivi sono gli stessi (http://www.liberaliperlitalia.it/pagina.phtml?_id_articolo=148).

Ben ritrovati dunque. E buon viaggio

25 luglio 2005

Il tempo delle parole è terminato

Londra sotto scacco, l'Egitto sconvolto, minacce su Roma, Amsterdam e Copenhagen.
A rischio di ripetermi innanzitutto scrivo il mio cordoglio alle vittime e ai feriti.
Ma contemporaneamente ribadisco senza timore che siamo in guerra. SIAMO IN GUERRA. E richiedoai "sedicenti musulmani moderati" di scendere in piazza e protestare.
Orsù. Scendete in piazza. A Londra, a Sharm, a Roma, ad Amsterdam, a Copenhagen.
Non provate anche voi il nostro stesso SCHIFO a veder collegato il vostro Dio e il vostro testo sacro a qualcosa di così vigliacco, così abominevole, così aberrante? Scendete in piazza. SCENDETE IN PIAZZA. Difendete il vostro Allah e il vostro Corano. Dimostrate da che parte state. Perché se non lo fate voi allora costringete noi a pensare. Ed ad agire.
Perché il tempo delle parole è finito, terminato. Die Zeit ist aus! Schluss.

21 luglio 2005

La nuova veste grafica del CdS

Siamo stati due settimane via, negli USA ed in Europa. Leggendo la stampa locale e notando subito enormi differenze con quella nostrana...
Tornati in Italia notiamo con compiacimento la nuova veste editoriale del CdS, i colori, l'impaginazione, le rubriche, le belle soluzioni per rendere più gradevole la lettura. Bene ci diciamo. Forse uno svecchiamento ci voleva. Bravi.
Poi andiamo a cena con amici stranieri. E torniamo sull'argomento. E riflettiamo a voce alta sul Frankfurter Allgemeine Zeitung, su die Neue Zuercher Zeitung, sull' Herald Tribune, sul Wall Street Journal. Sui giornali cioè ai quali il CdS deve ispirarsi. I giornali sui quali si parla solo dei più in vista. Sui quali si fa a gara per comparire. Sui quali c'è onore ad essere intervistati e a vedervici stampato il proprio nome (casi Enron e Parmalat a parte).

Ohibò, ci diciamo. Ohibò. Quei giornali stranieri non pubblicano in prima pagina matrimoni di calciatori, stipendi di veline e conduttori televisivi, amori e tradimenti di chicche e sia, interviste "contro-vento", singhiozzi di pupi e pupe famose, pettegolezzi di giornaliste vendicative e frustrate, etc. I giornali di prima classe, nel mondo, parlano di temi e persone di prima classe. Con stile freddo, distaccato, informativo, arricchente.

A tanti, tantissimi italiani manca la possibilità di informarsi senza dover necessariamente leggere "di matrimoni di calciatori, stipendi di veline e conduttori televisivi, amori e tradimenti di chicche e sia, interviste "contro-vento", singhiozzi di pupi e pupe famose, pettegolezzi di giornaliste vendicative e frustrate, etc." A questi italiani quel bla bla bla non interessa. A questi italiani quel bla bla bla fa venire l'orticaria. Cosa ci vuole a fare un giornale che parli di valori e serietà tralasciando marciume e vippaggine cafona?

Ohibò, abbiamo concluso: forse siamo noi i bigotti. Ma il CdS, nel rifarsi la faccia, ha dimenticato di rifarsi l'anima e di darsi quel famoso bollino di qualità.

03 luglio 2005

Schede contraffatte... è un'altra caratteristica del nichinismo?

Sembra sempre più chiaro che durante lo spoglio delle schede relative alle elezioni regionali in Puglia del 3 e 4 aprile scorso non tutto sia andato per il verso giusto. Anche perché iniziano ad apparire foto di schede maldestramente contraffatte che non hanno bisogno di commenti.
Il CdS ne ha pubblicate alcune, noi sul sito dei Liberali per l'Italia, ne segnaliamo una sola che ci basta a ribadire a gran voce che questa democrazia è uno schifo e che il minimo da fare sarebbe quello di indire nuove elezioni. Ma è un’utopia ed allora non ci resta altro che appoggiare le iniziative che Rositani ed Azienda Bari stanno lanciando nell’ambito di quel che è loro legalmente consentito.

Leggi tutto l'articolo seguendo il link seguente --->>

25 giugno 2005

Si aumentano gli stipendi mentre la crisi avanza...

Questo è proprio un intervento da maggioranza silenziosa che si sta incazzando.
Quando il Paese è in crisi e il deficit sale e il potere di acquisto delle famiglie scende e occorrono manovre correttive, beh il minimo che si possa attendere da gestori pubblici con la testa sulle spalle è la riduzione dei loro introiti. Ed invece che succede? Loro rilanciano e si aumentano stipendi che sono già ai limiti di ciò che potrebbe essere equo.
E quando si arrabbia la maggioranza silenziosa, si tutti quei cittadini italiani che hanno votato due volte contro il finanziamento pubblico per vedere disattesa due volte la propria volontà, allora può venir fuori qualcosa di veramente divertente, come una semplice iniziativa referendaria per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari.
L'istituto referendario è a rischio? Non tira più e non si riesce a raggiungere il quorum? Ricordiamoci l'invito di Craxi ad "andare al mare", ricordiamoci che quando gli italiani si arrabbiano allora può scoppiare una guerra civile ma-soprattutto- ricordiamoci che siamo in tanti a lottare perché la politica torni ad essere un servizio ai cittadini, non un' industria pagata con le nostre tasse. E quindi, vediamo i prossimi passi. Ma andiamo a rispolverare i fucili da caccia dei nostri nonni. Non si sa mai! (Segui il link per leggere tutto l'articolo)

20 giugno 2005

Il dilemma radicale, fra sole e industria.

Oggi la stampa (CdS) riporta l'idea di Pannella di ridefinire il suo spazio d'azione politico. La sua proposta, dice, è quella di un movimento che possa chiamarsi PARTITO D'AZIONE. La sua idea, dice, è quella di riunire i laici italiani, un grande assembramento radicale, liberale, socialista, progressista.

Eccetera, dico io. E si, caro Pannella. Hai dimenticato i comunisti, i democratici di sinistra, i repubblicani (e già che ci sei anche i monarchici), la Mussolini e perché no anche l'UDC.

La proposta del Partito d'Azione non mi piace per nulla. Spersonalizza. Non premia l'identità culturale. Ancora una volta, per chi non l'abbia ancora colto: la filosofia liberale e quella socialista sono antitetiche. Non possono andare assieme...a meno che non si cerchi solo un posto al sole nell'industria più florida che esista oggi in Italia: quella politica.

13 giugno 2005

Un miracolo?

L'Unicredito compra una importante banca straniera, la prima in Baviera ed in Austria. Per la prima volta da non si sa quanti secoli il mercato globale e il libero mercato premiano una realtà italiana. E' forse troppo presto per conoscere tutti i dettagli, il prezzo (non solo economico) pagato, le ripercussioni di governance cui andrà incontro Piazza Cordusio.

Ma il solo fatto che sia avvenuto è un fatto notevole che ci fa finalmente gioire di qualcosa. Siamo orgogliosi di averlo vissuto. Grazie dottor Profumo!

12 giugno 2005

Tasse e libertà

La tassa deve essere il pagamento equo per quel che lo Stato fa ai cittadini. Invece al giorno d'oggi è un prelievo arbitrario deciso da chi gestisce il potere elettorale e se lo spartisce con le logiche che tutti conosciamo. Ed ogni volta che queste logiche di spartizione vedono premiati carrozzoni inutili, fannulloni patentati, feudi nepotistici, amici degli amici, sfruttatori del bene pubblico, etc allora noi non possiamo non riflettere sull'utilità (inutilità) delle tasse.

La tassa deve essere il premio che la società decide di dare a chi gestisce la vita sociale. Invece al giorno d'oggi è la manna piovuta dal cielo (da chi lavora e guadagna) per tutti quelli che vedono nella politica la mucca da mungere, negli Enti da chiudere un modo di guadagno, nei budget pubblici un fiume di risorse cui attingere.

La tassa non è liberale, non è giusta, non è morale. Io devo poter decidere se e come pagare una parte del frutto del mio lavoro a chi per vocazione e spirito di servizio ha deciso di dedicare la sua vita a facilitare la mia. Nell'italietta del 2005 la tassa non è nulla di tutto questo... è solo una scusa ed una carota molto forte che attira i banditi all'assalto della diligenza.

Ripensare la tassazione in modo liberale vuol dire restituire il potere di pagare ai cittadini. E la tecnica dello zero-base-budgeting mi sembra l'unica soluzione (incruenta) all'incancrenita pratica di togliere il frutto del vero lavoro dei tanti a beneficio dell'ipocrisia e della nullafacenza (per essere gentili) dei pochi.

Cancelliamo quindi tutti i sostituti di imposta, riduciamo al 25% la tassazione e stiamocene alla finestra a contare tutti quelli che prenderanno a lamentarsi... saranno tutti coloro che non vogliono lavorare e che han deciso di spendere la loro vita alle spalle del nostro sudore.

08 giugno 2005

I concorsi universitari

Sul “Giornale” è apparsa una pagina a pagamento. L'autore chiede a sé stesso e a noi se si tratta di una manifestazione alla Don Chisciotte. Finalmente diciamo noi, finalmente c'è qualcuno che ha avuto il coraggio (e i soldi) per rompere la cortina di silenzio attorno ai tanti scandali quotidiani che affossano la nostra università (il minuscolo è voluto), demotivano i meritevoli, premiano gli svogliati, corroborano l'arroganza dei potenti di turno e -soprattutto- danneggiano il nostro Paese.

Quanto è apparso sul Giornale (il testo integrale nel link indicato) non mi è nuovo! Sapete quanta gente in Italia ha sofferto e soffre per il nepotismo sfacciato di cui si parla nell'articolo? Sapete quanti italiani in gamba e meritevoli vengono tartassati e superati in base a logiche di potere perverse e deleterie per tutti noi?

Proprio in questi giorni parlavo con amici di Bari. Sono stati indetti 4 concorsi alle varie cliniche oculistiche pugliesi. Il timore è che si possa ripetere quel che tutti sappiamo: e cioè che i concorsi siano stati organizzati per favorire gente iper-sponsorizzata. Immaginiamo già tutti i trucchi del mestiere per far credere che tutto sia in ordine, che i criteri meritocratici siano stati rispettati, che i migliori siano stati scelti etc.

Ma spero sinceramente che questo non avvenga nella mia città. Lo spero in quanto ogni concorso che viene falsificato causa danni irreparabili alle persone ancora perbene di questo Paese e soprattutto a tutti gli italiani che non possono usufruire e godere del "genio" che ancora esiste fra di noi. Ma non sono stupido, né sono nati ieri. Ed allora pongo le mie poche forze a disposizione di tutti i giovani universitari, ricercatori, assistenti etc che hanno sperimentato sulla loro pelle lo scandalo dei concorsi universitari truccati e vogliano fare i don chisciotte, scriverci quel che è capitato loro. Non per fare ostracismi o caccia alle streghe… ma per ristabilire un ordine minimo e liberalmente pulito: premiare i meritevoli e ridurre al minimo il Potere (il maiuscolo è voluto) che sta distruggendo l'università italiana.

Commentate questo blog o mandatemi le vostre storie al sito dei liberali. Non avrò paura a pubblicarle.

26 maggio 2005

I bambini e la marmellata

Prodi e Rutelli si sono messi a litigare per chi deve dirigere il trenino elettrico. Un ex-sindaco e un ex-presidente UE. Complimenti vivissimi. Anche perchè ci sembra che finalmente si stia litigando su come risollevare le sorti dell'italia, su come riavviare l'economia, su come ridurre le tasse restituendo potere d'acquisto ai cittadini, su come aiutare le imprese a recuperare competitività, su come creare nuovi posti di lavoro, su come incrementare la ricerca, e via di questo passo.

Siamo piacevolmente colpiti da tanto interesse e da tanto spirito di servizio.

Bravi, di cuore. Bravi!

24 maggio 2005

Rivoluzione liberale

Tutti in Italia si professano liberali. Il termine è altamente inflazionato. Ma ci siamo chiesti realmente cosa voglia dire: rivoluzione liberale?

Riflettiamo brevemente cosa potrebbe almeno essere:
  • cancellazione delle licenze commerciali e professionali: tutti i cittadini italiani liberi di svolgere le attività che competono loro senza dover per forza passare da approvazioni della mano pubblica: voglio fare il tassista? compro una macchina, supero un esame attitudinale e lo faccio.( Voglio fare il notaio? idem. Il commercialista? Idem)
  • poche regole ma valide per tutti. Visto e considerato che la nostra civiltà è riuscita a vanificare ed annullare codici civili, penali, commerciali e morali diverrebbe ancora più facile far tabula rasa, cancellarli tutti e riscrivere un solo codice civile, con poche semplici regole. Focalizzando poi ogni attenzione sul rispetto delle stesse
  • tasse al 25%. Una sola aliquota, valida per tutti, persone fisiche e giuridiche. Come pareggiare il bilancio (alias trovare le risorse?): con la tecnica dello zero-base budgeting... cancellare tutte le spese pubbliche. Togliere tutte le prebende, le ruberie autorizzate, gli stipendi e le pensioni pubbliche, gli incentivi e benefici, le gratuità etc etc. E ricominciare da zero, da quelle realmente indispensabili, sino al raggiungimento del tetto pari al 25% delle tasse degli italiani.

Potrei continuare.

Ma bastano questi 3 pensieri in libertà per far capire cosa abbiamo realmente di fronte e quanti interessi e corporazioni costituite andremmo a "toccare".Per questa lotta ci si può anche morire. Ed è un obiettivo che val la pena di essere vissuto!