07 gennaio 2006

La riunificazione degli scarafoni liberali

Le elezioni politiche, così come molte tornate amministrative, sono alle porte.
Forse è anche per questo che, in modo crescente, si stanno moltiplicando gli appelli dei liberali della diaspora che vogliono tornare in una casa comune. Il nostro forum ha raccolto le voci dei tanti amici sparsi per l'Italia. E noi riceviamo ormai giornalmente esortazioni di tutti coloro che non hanno mai smesso di sperare, di lottare, di lavorare per ricreare un movimento liberale nazionale.

Tutta l'Italia sta facendo a gara per dirsi liberale.
Passi per il duo Costa&Biondi, che abbandonarono “baracca e burattini” per seguire il sogno berlusconiano. Passi anche per il ministro Martino, che scrive libri splendidi (“Semplicemente liberale”) ma ha rinunciato a fare qualcosa di liberale. Ma quando a dirsi liberali sono D’Alema, Veltroni e Casini; quando l’economista DS Nicola Rossi propone di cambiare il termine “riformista” in liberale; quando Craxi e i reduci del Garofano dicono con orgoglio di volere un socialismo-liberale (vera e propria contradictio in terminis, come abbiamo mostrato in uno splendido dossier pubblicato sul sito dei Liberali per l'Italia), beh, allora a mio avviso, abbiamo superato ogni limite.
Ed è un limite a due facce.

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