12 giugno 2005

Tasse e libertà

La tassa deve essere il pagamento equo per quel che lo Stato fa ai cittadini. Invece al giorno d'oggi è un prelievo arbitrario deciso da chi gestisce il potere elettorale e se lo spartisce con le logiche che tutti conosciamo. Ed ogni volta che queste logiche di spartizione vedono premiati carrozzoni inutili, fannulloni patentati, feudi nepotistici, amici degli amici, sfruttatori del bene pubblico, etc allora noi non possiamo non riflettere sull'utilità (inutilità) delle tasse.

La tassa deve essere il premio che la società decide di dare a chi gestisce la vita sociale. Invece al giorno d'oggi è la manna piovuta dal cielo (da chi lavora e guadagna) per tutti quelli che vedono nella politica la mucca da mungere, negli Enti da chiudere un modo di guadagno, nei budget pubblici un fiume di risorse cui attingere.

La tassa non è liberale, non è giusta, non è morale. Io devo poter decidere se e come pagare una parte del frutto del mio lavoro a chi per vocazione e spirito di servizio ha deciso di dedicare la sua vita a facilitare la mia. Nell'italietta del 2005 la tassa non è nulla di tutto questo... è solo una scusa ed una carota molto forte che attira i banditi all'assalto della diligenza.

Ripensare la tassazione in modo liberale vuol dire restituire il potere di pagare ai cittadini. E la tecnica dello zero-base-budgeting mi sembra l'unica soluzione (incruenta) all'incancrenita pratica di togliere il frutto del vero lavoro dei tanti a beneficio dell'ipocrisia e della nullafacenza (per essere gentili) dei pochi.

Cancelliamo quindi tutti i sostituti di imposta, riduciamo al 25% la tassazione e stiamocene alla finestra a contare tutti quelli che prenderanno a lamentarsi... saranno tutti coloro che non vogliono lavorare e che han deciso di spendere la loro vita alle spalle del nostro sudore.

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